AIDC - Sezione di Busto Arsizio
AIDC - Sezione di Busto Arsizio
Presidente, perché Busto Arsizio ha deciso di associarsi ad AIDC, creando una sezione locale? Cosa si aspetta per la sezione e i suoi associati?
Innanzitutto, va sottolineato che Busto Arsizio è molto vicina a Milano, sia in termini di distanza territoriale sia a livello culturale e lavorativo. Molti professionisti dell'ordine di Busto erano già iscritti ad AIDC Milano, e, nell'ambito del progetto di espansione nazionale dell'Associazione, è stato per noi un onore affiliarci con una sezione locale. Una novità che, comunque, va nel segno della continuità e della vicinanza dei professionisti bustocchi alla storica associazione sindacale milanese.
Quali sono secondo lei, Presidente, le attività che l’Associazione dovrebbe sviluppare e promuovere per consolidare ulteriormente il ruolo di voi professionisti e garantirne la rappresentanza?
Credo ci si dovrebbe concentrare sulle attività di carattere culturale nell'ambito dell'esercizio della professione, come la formazione e l'aggiornamento continuo sui temi più caldi del settore, sulla base di quanto già ideato da AIDC Milano. Per fare un esempio, si potrebbero mutuare queste iniziative anche a livello locale, con teleconferenze o sessioni itineranti, e sviluppare così un circuito per la formazione degli iscritti. Cosa che tra l'altro si sta già facendo. Oltre a queste opportunità di crescita per i professionisti, mi aspetto che AIDC si occupi anche di aspetti più "interni", ma non meno importanti per i professionisti, come la previdenza per gli associati e la rappresentanza sindacale verso gli stakeholder, interni ed esterni, come l'Ordine, i Tribunali e gli Enti tributari.
Oltre all'aggiornamento professionale continuo, l'attività di un professionista è anche costituita dall'operatività quotidiana. Come può l’adesione ad AIDC migliorare anche questo aspetto?
Non credo che l'aspetto formativo vada disgiunto da quello dell'operatività quotidiana. Un professionista formato e continuamente aggiornato sarà in grado di migliorare in maniera consistente la sua efficienza anche nell'attività di tutti i giorni.
Si parla spesso di progetti di riforma della Professione e la revisione degli Ordini. Presidente, qual è la sua posizione su questo tema di fondamentale importanza per i suoi associati?
A mio parere, l'Ordine è un'istituzione centrale nel mondo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili. È centrale perché va a tutela dei terzi che si rivolgono a un professionista, certificandone la preparazione e l'adeguatezza. L'Esame di Stato non è, infatti, solo una prova pro-forma che segue la laurea, ma l'attestazione della frequentazione con profitto di un tirocinio formativo, valutato anche da rappresentanti delle istituzioni, come Docenti Universitari, Magistrati e Dirigenti di enti tributari e finanziari. Detto questo, io non sono contrario a prescindere ad ogni ipotesi di riforma della Professione, anche in ottica di liberalizzazione. Ma lo sono a quanti sostengono l'accesso incondizionato all'attività.
Passiamo all'attualità. Secondo le fonti più qualificate, l'imponibile sottratto alla tassazione raggiungerebbe quota 300 miliardi di euro ogni anno. Come lei ben saprà, l'Agenzia delle Entrate sta mettendo a punto alcune misure per arginare il fenomeno. Tra queste, vi è il cosiddetto "redditometro". Presidente, crede che l'istituzione di questi strumenti possa davvero far recuperare soldi allo Stato?
L'istituzione di uno strumento come il redditometro è senz'altro un passo avanti nella lotta all'evasione. Va però valutata con attenzione la calibratura della sua attuazione, per evitare che nelle maglie dei controlli finiscano cittadini onesti, che magari comprano casa investendo i risparmi di una vita. Ben vengano quindi questi strumenti innovativi, ma ci si focalizzi sul recupero della vera evasione, quella più plateale, anche per creare consenso intorno a questa sfida cruciale per i conti pubblici nazionali.
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