AIDC - Associazione Italiana Dottori Commercialisti
Comunicato Stampa AIDC ADC UNGDCEC
Concordato preventivo biennale: non ci sono i tempi!
22/10/2024
Roma, 22 ottobre 2024
Il Concordato Preventivo Biennale (CPB) è stato introdotto lo scorso mese di febbraio con il dichiarato intento di avviare un nuovo rapporto tra fisco e contribuenti di medio-piccole dimensioni (ormai noti come “soggetti ISA”) improntato alla collaborazione e alla chiarezza. Un obiettivo molto ambizioso, le cui fondamenta poggiano su un radicale cambio culturale e la cui attuazione richiede la necessaria condivisione degli scopi e la comprensione profonda del nuovo modello da parte di tutti i soggetti coinvolti.
Abbiamo, invece, dovuto assistere, ancora una volta, alla consueta contrapposizione tra gli intenti dichiarati e ciò che è realmente accaduto. Ci riferiamo alle continue modifiche apportate in itinere alla disciplina del CPB, sino alle ultime novità significative introdotte con la legge n. 143 del 7 ottobre scorso, di conversione del c.d. “Decreto Omnibus”, in vigore dallo scorso 9 ottobre (quindi a sole tre settimane dalla scadenza di adesione al CPB!).
In particolare, la norma in commento introduce un regime sanzionatorio penalizzante per i soggetti che decidono di non aderire al concordato, nonché la possibilità, per chi al contrario aderisce, di accedere ad un ravvedimento dei teorici imponibili non dichiarati negli anni pregressi. Ed è proprio questo nuovo istituto obbligatoriamente legato all’adesione al CPB, che sta mettendo in seria difficoltà i contribuenti ed i propri professionisti, per la difficile valutazione di ogni singola situazione che comporta calcoli di convenienza e valutazioni soggettive.
Le valutazioni che si impongono sono, quindi, delicate e talvolta complesse, testimoniate anche dalla notevole mole di quesiti che sempre più spesso vengono rivolti dagli operatori, a taluni dei quali l’Agenzia ha dato risposta nelle FAQ pubblicate a più riprese, di cui le ultime pubblicate appena i lo scorso 17 Ottobre! In questi giorni si assiste a un coro unanime di richieste di un maggior termine, da concedersi ai contribuenti per aderire all’istituto del concordato, provenienti anche da portatori di interessi diversi dalla categoria dei commercialisti, alle quali, tuttavia, si contrappone la netta chiusura da
parte del Governo che, categorico, continua ad affermare, con malcelato stupore di tutti: “nessuna proroga della scadenza, non ci sono i tempi tecnici” . …… “tempi tecnici”
• I “tempi tecnici” sono in realtà, a parere unanime di tutti gli addetti ai lavori, il motivo principale delle richieste di differimento della scadenza, necessari per consentire a tutti i contribuenti di valutare adeguatamente l’esercizio dell’opzione in tutti i suoi risvolti, anche quelli di più recentissima introduzione;
• I “tempi tecnici” dovrebbero essere il cardine di ogni provvedimento normativo rispettoso delle previsioni dello Statuto del Contribuente e del lavoro dei professionisti, che quelle norme sono chiamati ad applicare;
• I “tempi tecnici” questa volta sono ancor di più imprescindibili, perché si introduce uno strumento assolutamente inedito nel nostro diritto tributario, che sollecita i contribuenti, prima di ogni cosa, ad un patto con l’Amministrazione finanziaria, che deve fondarsi sulla fiducia e sulla consapevolezza delle proprie scelte in quadro normativo stabile e chiaro.
In questa contrapposizione tra “tempi tecnici” si finisce per mettere ancora una volta in difficoltà noi commercialisti e soprattutto i contribuenti. A noi commercialisti è affidato il difficile compito di illustrare e consigliare al meglio i contribuenti circa novità così significative e vieppiù soggette a cambiamenti in itinere tali da poter sovvertire i ragionamenti di opportunità già effettuati, ma non ci sono i tempi tecnici! Non si tratta, quindi, di una richiesta di proroga, ma della necessità di disporre di un quadro normativo chiaro e stabile, che preveda il riconoscimento del tempo necessario per comprendere e valutarne ogni risvolto, dimostrando un atteggiamento rispettoso e attento verso i contribuenti ma anche verso i professionisti, che quel rapporto di compliance dovrebbero favorire – ma in queste condizioni certamente non possono farlo - guidando ed aiutando i loro clienti ad effettuare una scelta consapevole. In mancanza non si potrà purtroppo che constatare come ulteriormente disatteso l’obiettivo dichiarato nella Delega Fiscale, che aveva introdotto tale istituto con l’intento di voler semplificare il rapporto tra Fisco e contribuente, così come, peraltro, non si potrà che imputarne l’insuccesso o
la sua ridotta efficacia a questo modo di legiferare e alla mancata volontà del legislatore di concedere i tempi necessari per valutare l’adesione al nuovo istituto nei suoi diversi aspetti. A ciò, si aggiunga il dover assistere ad una campagna comunicativa da parte dell’Agenzia delle Entrate e del Ministero omissiva di tutti gli aspetti di complessità insiti nel nuovo strumento, che vengono lasciati interamente sulle spalle di noi professionisti, a cui è delegato il compito di tradurre ai clienti l’effetto di norme inedite e non semplici da applicare. Anche in questo messaggio, il lavoro dei commercialisti è banalizzato e mortificato.
Con queste premesse, il nuovo istituto, che avrebbe potuto rappresentare un’occasione importante per un cambio di prospettiva nella compliance fiscale ed anche un primo tassello verso una riforma del nostro sistema fiscale verso un modello più snello e moderno, rischia di essere vissuto come una frettolosa scelta di breve termine, effettuata sulla base di sensazioni e quasi di “scommesse”, incompatibili con gli obiettivi delineati dal Governo per il sistema Paese.
Ciò che è certo è che con questi tempi ed in queste condizioni per i professionisti è impossibile svolgere al meglio il proprio lavoro con evidenti effetti sul numero di adesioni.
Auguriamoci quindi che il ravvedimento speciale, stavolta, sia quello del Governo che, nel comprendere le ragioni alla base del disagio e dell’imbarazzo evidenziate, possa decidere senza ulteriori indugi di concedere un maggior termine riconoscendo la necessità di “tempi tecnici” adeguati.
Sarebbe una scelta di rispetto e civiltà giuridica.
Maria Pia Nucera Presidente ADC
Edoardo Ginevra Presidente AIDC
Francesco Cataldi Presidente UNGDCEC